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Gli ultimi giorni di Maglianoby Mario Tobino
Gli infermieri istintivamente sospettavano che c'era un tarlo nel loro cervello, ad avvelenarli. E cioè, appunto, in loro si era alterata la chimica, la trama architettonica.
L'unica faccenda da stare attenti era che i malati prendessero due, tre, quattro volte al giorno, quelle date gocce, quelle tali pasticche. E poi, tutti allegri! Nessuno era più responsabile, anche gli alcolisti si ubriacassero quanto volevano, maledetta società che li aveva costretti a bere.
Nessuno prima di me annunciò che le psicosi affettive non esistono.
Gli affetti non si ammalano, non sono aggressibili. È solo il cervello, la sua chimica, la sua architettura che si alterano, si decompongono e di conseguenza generano i sintomi della follia. Visualizza tutte le foto
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