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Una vita

by Guy de Maupassant



Jeanne era oppressa dalla voglia di piangere, da quel bisogno di espandersi verso un cuore amico, dal bisogno di stringersi a qualcuno, mormorando i propri dispiaceri.


E i tre abitanti del castello vissero silenziosi e tetri, nel cupo inferno delle torture morali. Jeanne ingenuamente si chiedeva perché il destino la colpiva così.


Le piaceva star sola, abbandonarsi al calore del sole, percorsa da sensazioni, da godimenti vaghi e sereni che ne svegliavano idee.


La religione di Jeanne era tutta di sentimento


a tratti, quando scorgeva all'improvviso sulla svolta della valle, in una conca d'erba, un triangolo di mare azzurro scintillante al sole, con una vela sull'orizzonte, ne aveva gioie disordinate, come a un approssimarsi misterioso di beni che si librassero su di lei.


quel lungo, indissolubile colloquio a due che è il matrimonio?


Era uno sboccio subitaneo e possente di tutti i germi nello stesso tempo, un irresistibile fluire di linfa, ardore di rinascere, come la natura offre a volte in certe annate privilegiate, che fanno pensare che il mondo ridiventi giovane.


Il sole saliva come per contemplare più dall'alto la vasta distesa del mare sotto di sé; ma questa ebbe come un moto di civetteria e si avvolse d'una bruma leggera che la velava ai suoi raggi.


quella grossolana allegria che deve accompagnarsi alle nozze.


La notte era limpida e pungente sotto un cielo cosparso d'oro.


quelle subitanee determinazioni con cui le persone si sposano


La sua grande forza e la sua grande debolezza, era la bontà, una bontà che non aveva braccia abbastanza per accarezzare, per regalare, per stringere, una bontà creativa, diffusa, priva di resistenza, come il torpore di un nervo della volontà, una lacuna nell'energia, quasi un vizio.


la distesa marina, fidanzata mostruosa, inarcando sotto il cielo il ventre lucente e liquido, aspettava l'amante di fuoco che scendeva verso di lei.


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