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Il manicomio chimico. Cronache di uno psichiatra riluttante

by Piero Cipriano



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Lutto, tristezza, rabbia, timidezza, disattenzione, non sono stati d'animo fisiologici, ma patologie da curare con il farmaco adatto.


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l'urgenza burocratica di considerare «malattia» qualunque disagio psichico


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Il manicomio ha la sua ragione d'essere nel fatto che fa diventare razionale l'irrazionale. Quando uno è folle ed entra in manicomio smette di essere folle per trasformarsi in malato. Franco Basaglia


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È triste la vita, chiusa nei fortini della cura, ad aspettare.


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colleghi rassegnati e disadattati


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Quando è notte aspetto. Se non dormo, vedo film. Se non vedo film, leggo. Se non leggo, scrivo. Forse, in fondo, è questa la vita che voglio. La vita di un recluso.


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Questo è il baratto necessario. Per togliergli le fasce dagli arti gli devi mettere i farmaci nel cervello. Da qualche parte lo devi legare.


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Esco nel corridoio e ripenso a quel che sosteneva uno psichiatra di Napoli: l'urgenza, in psichiatria, non esiste. Non esiste l'urgenza, continuo a pensare, in questo quarto d'ora che mi ha dato. Intanto il quarto d'ora è passato e lui, con tutta la sua urgenza, tra poco verrà, e chiamerà i vigilantes, e raccoglierà tutto il personale sanitario e ausiliario per prenderlo, legarlo, sedarlo, e spedirlo. E io rimarrò a guardare. E lui, alla fine dell'urgenza, mi dirà che non sono adatto a lavorare in SPDC, perché non so gestire l'urgenza. O forse perché non sono tagliato per la medicina dell'obbedienza.


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sento questo mio umore farsi sempre più socratico, e so che è proprio questo il momento giusto per disobbedire


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Ricordo le parole di Basaglia, all'indomani della legge 180: «La malattia mentale è un grande affare», «le cliniche private vivono sui matti», «più matti più soldi», «il numero dei malati mentali aumenta anche grazie a questi imprenditori della follia», «sarà più facile chiudere i manicomi che le case di cura private».


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Terapia Elettro Convulsivante, nome più asettico di elettrochoc; e sì, perché quando si fanno cose eticamente discutibili si adoperano sempre eufemismi


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La psicofarmacologizzazione di massa sta creando un esercito di persone resistenti ai farmaci, un po' come per gli antibiotici, che assunti per i motivi sbagliati (influenza, raffreddori, eccetera) stanno diventando vieppiù inefficaci, selezionando ceppi di microrganismi antibiotico-resistenti.


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È l'accanimento terapeutico degli psichiatri, che non sapendo che fare strafanno, prima con i farmaci, presi dall'ebbrezza che finalmente anche loro hanno i farmaci per curare le malattie, e quando i farmaci smettono di funzionare, passano alla corrente elettrica, ritornano alla terapia convulsiva, per trattare i malati di nuovo come i maiali del mattatoio, maledizione!


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Kurt Schneider: «Rifiuterei questa terapia anche quando con essa si potesse sottrarre, cosa possibile, un paziente a un conflitto interiore. Lo si potrebbe colpire alla testa così che non sia più capace di risposte emozionali, ma così noi veniamo meno alle ragioni etiche della vita. Anche se tutto ciò fosse di aiuto, non tutto ciò che aiuta è consentito».


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non esistevano solo i farmaci ma anche le buone pratiche, che non esistevano solo Kraepelin e le diagnosi ma anche Basaglia


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li guardo per l'ultima volta prima di uscire e penso che io ce l'ho fatta, a liberarmi dall'università


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questo tipo di psichiatria iatrogena che non si prende cura ma crea patologia.


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negli USA ci precedono sempre di qualche anno, sono stati i primi ad abboffarsi di psicofarmaci, ma pure i primi ad accorgersi dei danni che procurano


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per sfuggire alle sue responsabilità, per trasformare la sua vita in un «congegno di nascondimento»


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abbiamo questo potere enorme di prescrivere e imporre (già, imporre, non dimentichiamoci che siamo gli unici medici in grado di obbligare le persone a prendere farmaci) il farmaco antipsicotico


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Eppure, osserva, in casi di deprivazione sensoriale si sentono le voci. Nel lutto si sente la voce dello scomparso. In altri eventi sconvolgenti si affacciano le voci. Ciononostante da sempre, c'è questo timore esagerato delle voci. Durante l'Inquisizione, chi sentiva le voci era posseduto dal diavolo. Ebbene, questo timore, oggi, è rimasto uguale.


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All'inizio sedano soltanto. Poi rallentano la velocità dei pensieri, poi rendono incapaci di analizzarli, infine scompaiono le voci.


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Prima, nella fase psicotica, penso troppo e male, dopo però non riesco proprio a pensare. Sento sempre il bisogno di dormire. Sento che il mio corpo è diventato inabitabile.


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Gli antipsicotici ti fanno venire tanta fame, e ti fanno ingrassare, la libido sparisce, la vita sessuale diventa un ricordo.


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la mia follia è un tentativo di andarmene dalla realtà.


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Ho sospeso i farmaci perché avevo voglia di tornare nella follia


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Parte il delirio, che è la continuazione del sogno a occhi aperti.


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In un anno il contatto con la realtà è di nuovo perso, e con esso pure la capacità empatica con gli altri.


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Molti psichiatri hanno questo delirio di onnipotenza di voler regolare la biochimica cerebrale. Per cui un paziente si trova a prendere come minimo quattro farmaci al giorno: un antipsicotico, una benzodiazepina, uno stabilizzatore dell'umore e un antiparkinsoniano. (Quando gli va bene, se gli va male a questi si aggiungono un antidepressivo, un secondo antipsicotico, un anti-ipertensivo, un anticolesterolo e un antidiabetico, per contrastare gli effetti collaterali dei primi farmaci). Questo, secondo me, è un delirio della modernità.


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i malati psichiatrici vivono venticinque anni di meno rispetto alla popolazione non psichiatrica.


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in genere è l'intero mondo ospedaliero a essere armato di una ferocia incomprensibile


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come ti è venuto in mente, di incaponirti con questa longevità?


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una moltitudine di vecchi che si gioca a scacchi la sua interminabile partita a perdere con la morte.


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Non si muore quasi più a casa, non si muore quasi più dignitosamente, le ultime ore, gli ultimi giorni, sono vissuti nello squallore di questi lager moderni, campi di concentramento, lazzaretti della scienza.


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Per cui, i romanes discenderebbero non dai pària (gli intoccabili) ma da una casta nobile di non toccanti.


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Davanti alle aggressioni preferirono ripiegare su atteggiamenti umili: la mendicità, il furto. Per cui il nomadismo non è mica una caratteristica genetica, ma una conseguenza delle secolari persecuzioni (compresa quella nazista). Le comunità romanes sono state costrette a essere girovaghe. Il viaggio e gli spostamenti continui sono strategie di difesa.


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coloro, per dirla alla Erving Goffman, che hanno intrapreso la carriera del malato mentale


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avevano provato di tutto, trattando i loro malati come topi da laboratorio (docce gelate ad alta pressione o bagni prolungati, estrazioni di denti, sedie rotanti, fasce e camicie di forza e gabbie, terapie della febbre come la malarioterapia, terapie del sonno profondo, coma insulinico, terapie convulsive con metronazolo o con elettrochoc, lobotomia frontale), ogni volta illudendosi e gridando al mondo che finalmente avevano trovato il rimedio per la follia, invece niente.


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Siccome i pazienti, trattati con la clorpromazina, apparivano atarassici, come degli zombie, Delay e Deniker chiamarono questa molecola, giustamente, neurolettico, perché induceva una neurolessia, nel senso che rallentava il sistema nervoso centrale, determinando sinto


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mi simili a quelli prodotti dall'encefalite letargica (sintomi che evolvevano dalla sonnolenza al parkinsonismo). Gli psichiatri americani, invece, furono più eufemistici, o forse più ottimistici, e la definirono tranquillante maggiore.


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Nel 1955 Jean Delay conia il termine neurolettico, dal greco neuro (nervoso) e lepsis (blocco). Termine, secondo me, più onesto rispetto a quello coniato in seguito, antipsicotico,


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poiché meglio rappresenta la capacità di tali farmaci di indurre uno stato di inerzia psicomotoria, indifferenza emotiva e distacco affettivo (neurolessia).


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Sarebbe necessaria una breve, sinottica storia della schizofrenia, almeno per suggerire che pure la più grave delle manifestazioni psichiatriche non è una malattia ma solo una sindrome, cioè un insieme di segni e sintomi, quindi un nome, un'entità semantica, un'operazione grammaticale.


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nel 1963, fu introdotto il diazepam, più noto come Valium, che dal 1968 al 1981 è stato il farmaco più venduto nel mondo occidentale. Non male, per un farmaco che cura una condizione ordinaria dell'esistenza di ogni essere umano.


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un antidepressivo strano, strano perché a basso dosaggio è antidepressivo e ad alto dosaggio funziona da neurolettico


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Finché si raggiunge il ridicolo (che però è tragico) quando Lewis Judd ipotizza che molti esseri umani soffrono di disturbi depressivi e maniacali sottosoglia (l'abuso del sottosoglia, negli ultimi anni, per qualunque patologia, è un altro capitolo inquietante), e per costoro conia l'espressione (diabolica) di bipolarità intermedia tra la normalità e il disturbo bipolare.


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tutti questi farmaci antiepilettici hanno cambiato per magia il loro nome e sono stati ribattezzati stabilizzatori del tono dell'umore. Un po' come per i neurolettici, promossi ad antipsicotici, e le benzodiazepine, nominate ansiolitici, e gli energizzanti, che negli anni Sessanta sono stati rinominati antidepressivi. Perché la psichiatria è forte quanto a battesimi, è una scienza prevalentemente nominalistica, che non solo sa nominare bene le entità psicopatologiche, ma sa farlo altrettanto egregiamente per i medicamenti.


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A questo punto viene fuori la sua depressione (ogni euforia ha una depressione sotto), piange, vuole suo padre, ma suo padre è morto, dice: io non ho più nessuno, sono solo al mondo, così dice questo bambino di trentanni.


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Dopo parlo con lei. È bella, ma si vede che ha sofferto, ha ancora negli occhi la paura della madre. Mi racconta, dal suo punto di vista, l'innamoramento per il musicista. Dice era bello, pareva una fotografia.


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Facemmo l'amore e non fu bello, ma io non ci diedi importanza.


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Dice infatti è così, i politici sono tutti ladri, e gli psichiatri tutti assassini.


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Con i pazienti è sempre molto più semplice di quanto non sia con i colleghi.


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Prenda un SSRI. Le farà bene. Le passerà tutto. Il malumore se ne andrà. E con lui i brutti pensieri.


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da noi gli antidepressivi li assumono solo i malati, nel vostro paese invece li prende anche chi vuole stare meglio. Ecco il punto, in America vogliono stare better than well, più che bene, come scrisse Peter Kramer in Listening the Prozac, la cosmesi vogliono gli americani. E tra poco la vorrà pure il resto del pianeta.


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Anche per il ADHD, come per le psicosi, la depressione, l'ansia, il disturbo bipolare, eccetera, non vi sono basi biologiche dimostrate


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quella condizione chiamata anedonia: cioè l'incapacità di sentirsi felici e di provare piacere.


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la psichiatrizzazione dell'infanzia e dell'adolescenza con il ADHD


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per me gli autori preferiti del mio autore preferito sono i miei autori preferiti.


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È un dogma. Diagnosi, decise dagli psichiatri nordamericani. E farmaci. Se no con che curi? Con le parole? Non si fa più. Le parole non servono più a niente. Farmaci, solo farmaci. A parte il fatto che ormai le persone sono così informate che sono loro a pretendere i farmaci. E come fai a non darglieli?


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La sua sincerità mi spiazza. Soprattutto che mi dica, così brutalmente, ciò che penso da sempre. Là per là, sarà la stanchezza, ho perfino il timore che siamo solo due paranoici concordi su un tema paranoico.


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Lì no, se il paziente in crisi si agita e si chiude dentro una stanza, non lo si aggredisce, gli si chiede solo di lasciare la porta aperta. Perché loro considerano che una crisi non è per forza violenta. E io credo che molte reazioni violente dei pazienti siano una risposta alla dichiarazione di guerra della psichiatria.


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Perché io non ci credo che questo modo di ragionare diversamente che chiamiamo schizofrenia non guarisca.


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Io non sono di quelli che dicono: non prendo farmaci, preferisco le cose naturali (ignorante stronzata manichea, questa, di separare le cose naturali, buone, dalle cose sintetiche, cattive).


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Perché chi non è miserabile (miserabile nel senso di povero, voglio dire), e lui non lo è, a quanto pare, non finisce in ospedale psichiatrico. Mai. Stia sicuro. Per lui, e per quelli della suo status economico, ci sono le cliniche dorate. Eventualmente.


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raggiungono una percentuale di persone che, di anno in anno, grazie ai manuali diagnostici, sarà sempre più elevata, perché sempre più numerose saranno le persone etichettate con diagnosi psichiatriche, fino a che si realizzerà davvero il Mondo nuovo di Aldous Huxley: tutta l'umanità avrà un disturbo e sarà curata con un farmaco.


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Tra qualche anno l'umanità tutta, politici, artisti, scrittori, psichiatri compresi, avrà una diagnosi mentale. Tutta l'umanità sarà sotto farmaci per il cervello. Compresi i proprietari delle case farmaceutiche. Il vero ribelle, tra pochi anni, sarà colui che non ha (ancora) una diagnosi. E sarà ricercato. Perseguitato. Per essere studiato. Diagnosticato anche lui. Disturbo da refrattarietà alla psichiatria lo chiameranno. O disturbo da non compliance farmacologica. Lo braccheranno a uno così. Lo staneranno. Lo sottoporranno ad accertamenti e trattamenti sanitari obbligatori. Finché anche lui avrà la diagnosi che si merita. E finalmente lo tratteranno. Con i farmaci per il cervello.


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Farà comodo a qualcuno che una fetta sempre più consistente di umanità sia dipendente da droghe e psicofarmaci?


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La religione non è più l'oppio dei popoli. È l'oppio, adesso, la religione dei popoli.


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Basaglia [...] sosteneva che nei manicomi viene segregata la miseria.


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considerando che è un dichiarato ipocondriaco, che come tale considera l'ospedale il suo luogo magico


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tra i quattro pazienti ricoverati che mi ha fatto conoscere c'era un ragazzo, sulla trentina, che faceva il musicista, infatti sera ricoverato insieme alla sua chitarra.


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Il carattere rivoluzionario, per Fromm, a differenza dell'autoritario, è dotato di umore critico, perciò è capace di disobbedire. La disobbedienza, d'altronde, è un concetto dialettico, non si disobbedisce mai del tutto, si può disobbedire a degli ordini, a dei regolamenti, a dei protocolli, a delle linee guida, alle leggi dello Stato, e ciononostante obbedire alla propria coscienza, o alle leggi dell'umanità. La maggioranza degli individui, evidentemente, non sono caratteri rivoluzionari. Basaglia, il rivoluzionario, quando arrivò a Gorizia e disse no, disobbedì alle regole del manicomio, obbedì alla sua coscienza.


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I pazienti mentali fumano quasi tutti. Pare che la nicotina riduca gli effetti degli psicofarmaci. Loro, d'altronde, si difendono come possono.


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Compagno, mi disse il mattino dopo, quando lo ritrovai legato e mezzo bruciacchiato, non mi hai aiutato a uscire da qui, che compagno sei?, ho dovuto farlo, ho dovuto farlo per la mia libertà, non potevo stare qui agli arresti ospedalieri, sequestrato, ho dovuto dar fuoco alle fasce. D'altra parte compagno, continuò, se la rivoluzione non la facciamo noi malati di mente, chi la fa? Voi, voi che siete sani, anche se siete compagni, ragionate troppo bene per dar fuoco alle fasce. Così mi disse. Lo giuro.


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dormire poi, capitemi, una gran fatica prender sonno quando c'hai tutto il mondo da cambiare e ti sembra di aver trovato la chiave che apre virtuosa millemila porte della conoscenza.


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in Italia cerano due psichiatrie, due tipi di psichiatri e due tipi di malati. Le cliniche universitarie, con i pazienti ricchi e degni di interesse scientifico, e i manicomi, con i malati poveri e pericolosi, perturbatori dell'ordine pubblico.


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certi sono veri talenti nel far incazzare i pazienti, a fare escalation, c'è uno che lavora in SPDC con la mia amica Caterina, un piccoletto che è un vero virtuoso delle battutine sarcastiche, a un suo coetaneo (sessanta) gli disse: mi meraviglio che un vecchietto come lei sia così bellicoso (e quello lo prese a pugni, e lui lo fece legare), a un altro, che appena ricoverato gli chiese: dottore, ma lei si ricorda di me?, rispose: ma tu chi cazzo sei che mi dovrei ricordare di te?, a un'altra ancora le disse a brutto muso: tu ora ti ricoveri se no ti faccio legare e quella gli diede una capocciata. Altri, invece, in quindici anni di questo mestiere non sono mai stati aggrediti. Io, per esempio.


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il mondo in generale, e pure quello degli psichiatri, si è sempre diviso in ottimisti e pessimisti, in chi ragiona con il pessimismo della ragione e chi con l'ottimismo della volontà. Io sono uno psichiatra ottimista.


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negli anni Sessanta la psicanalisi arrivava a giustificare la contenzione considerandola un grande abbraccio. Come fosse la mamma.


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Occorre esser chiari: non sono gli psichiatri o gli psicologi che vogliono classificare le persone dando loro etichette mediche; sono al contrario le persone che stanno male che richiedono di vedere riconosciuta la propria sofferenza, di vedere assegnato un nome al proprio disagio e di avere accesso alle cure.


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Non aveva ragione Thomas Szasz, allora, a sostenere che la malattia mentale è un mito e la psichiatria è politica?


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Ho imparato, dopo tanti anni, che la nostra arte è solo quella di fare il possibile.


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Le persone chiedono aiuto bisbigliando... l'ascolto mancato genera l'urlo...


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Più forte pure di Superman, lui che vide Franco Basaglia lottare come un don Chisciotte contro i mulini a vento, un mulino a vento per ogni provincia c'era in Italia, novantaquattro mulini che macinavano la vita di quelli che venivano espulsi dal mondo che ragiona.


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quel modo d'essere al mondo che chiamiamo follia.


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Cos'è stato, a noi, che ci ha folgorati sulla via di Basaglia?


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una violenza apparentemente immotivata, ingiustificata, inopinata, come sempre viene considerata la violenza del folle


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fino a due secoli fa il folle ce l'aveva un posto tra i non folli, poi però la psichiatria l'ha definito malato, e il malato deve essere curato. Chiusi i giochi per la follia. Altro che elogio della follia.


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Egli sostiene che se nel quindicesimo secolo dominava la convinzione che alcune persone fossero streghe, nel ventesimo secolo domina la convinzione che alcune persone siano malati di mente.


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È tutta colpa di Freud, sostiene Szasz, che per primo ha definito terapia la pratica, millenaria, di ascoltare e parlare.


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perché «chi non ha non è», è questo il tema, chi non ha il danaro non se la può pagare la terapia psicanalitica con Szasz. Perché la psicanalisi è «terapia di classe»: «Cosa ha fatto la psicanalisi per il malato mentale del manicomio nel corso di questo secolo?».


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Ed è proprio vero che la storia si ripete sempre due volte, la prima è tragedia e la seconda è farsa, perché fu una tragedia quando gli psichiatri, per la prima volta, decisero di svestirsi del loro abito sacerdotale (Gorizia, anni Sessanta), ma la seconda volta, adesso, togliersi il camice per far contento il paziente, salvo poi rimetterselo prudentemente mezz'ora dopo il gesto democratico, la seconda volta è una farsa.


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quest'uomo è nato uomo, eppure ha vissuto come una belva nella giungla.


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Eichmann: ma io ricevevo degli ordini, che la gente morisse o no gli ordini dovevano essere eseguiti, era una procedura amministrativa, e io ne ero responsabile.


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E i metodi per uccidere di cui avete parlato? Non ricordo, io ero impegnato a redigere il verbale.


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Lei dice sempre che non è colpa sua. Non posso sentirmi dire che dovevo dare ordini a un mio superiore, mi scusi ho reagito in maniera automatica.


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io proprio non la sopporto, non ci so fare, perché mi irrita la rabbia e la maleducazione soprattutto, e non riesco talvolta più a discernere la malattia dalla villania


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Non ce l'insegnano mica a legare, all'università. Ce l'insegnano i colleghi anziani in ospedale.


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Io credo di avere il carattere rivoluzionario. Che significa? Significa indipendenza di giudizio, umore critico, dubbio per ogni cosa, rispetto per la vita, capacità di disobbedire.


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per loro era pazzia che io andassi in giro con un lenzuolo, bianco come la mia innocenza


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ma l'etica, si sa, è figlia del tempo, e io non posso essere giudicato da un tribunale che riconosce regole, leggi e un'etica diversa da quella del mio tempo, del mio mondo, del mio popolo.