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La campana di vetro

by Sylvia Plath



"Sono una spettatrice" mi dicevo


O kindness, kindness
sweetly picking up pieces!
[from the poem Kindness]


Io ricordavo tutto.
Ricordavo i cadaveri, Doreen, la storia dell'albero di fico, il diamante di Marco, il marinaio lungo Commonwealth Avenue, l'infermiera strabica, i termometri infranti, il negro e le due pietanze di fagiolini, i venti chili acquistati con l'insulina e lo scoglio che sporgeva tra cielo e mare come un teschio grigio.
Forse l'oblio come una bianca nevicata avrebbe attutito e coperto queste cose.
Ma facevano parte di me. Erano il mio paesaggio.


Quella mattina avevo tentato di impiccarmi.
Avevo preso il cordone di seta dell'accappatoio giallo della mamma appena era uscita per il lavoro e, nell'ombra color ambra della camera da letto, lo avevo sistemato in un nodo che scorresse su e giù su se stesso. Mi ci era voluto un bel po' di tempo per farlo, perché non sapevo nulla in fatto di cappi e non avevo la minima idea di come farne uno bene. Poi avevo cercato in giro un luogo per attaccare la corda. Il guaio era che la nostra casa aveva quel genere di soffitto che non si presta.


Decisi di inaugurare la mia nuova personalità di ragazza normale con quest'uomo


dissi addio al calmo volto di Valeria, verginalmente candido quanto la neve e dietro al quale tanto poco poteva succedere di cattivo o di buono, e proseguii da sola, mentre il respiro mi usciva in bianchi sbuffi nell'aria pur piena di sole.


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