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La nausea

by Jean-Paul Sartre



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Questa sera mi sento assai a mio agio, molto borghesemente nel mondo.


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Tuttavia se avessi un ombra di conoscenza di me stesso questo sarebbe il momento di servirsene.


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Che debba risvegliarmi, tra qualche mese, tra qualche anno, stremato, deluso, in mezzo nuove rovine?


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La maggior parte del tempo, in mancanza di parole cui attaccarsi, i miei pensieri restano nebulosi.


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Sono solo in mezzo a queste voci gioiose e ragionevoli.


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Questa vecchia donna capricciosa e legata ad orribili ricordi d'infanzia, quando lo vede si calma e sorride.


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Forse impossibile comprendere il proprio viso. Ho forse perché io sono solo?


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La musica buca queste forme vaghe e passa traverso.


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Com'è strano, come emozionante che questa durezza sia così fragile. Nulla può interromperla e tutto può spezzarla.


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E come un vento che mi respinge


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I miei ricordi sono come le pistole nella borsa del diavolo: quando la si aprì non vi si trovò che foglie morte.


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Percento storie morte restano però una o due storie vive. Queste le evoco con precauzione, qualche volta, non troppo spesso, per timore di consumarli. Ne pesco una, rivedo lo scenario, i personaggi, gli atteggiamenti. D'un tratto mi fermo: ho sentito una sdrucitura, ho visto spuntare una parola sotto la trama delle sensazioni. Indovino che questa parola finirà ben presto per prendere il posto di molte immagini che amo. Allora mi fermo di colpo, mi metto subito a pensare ad altro; non voglio stancare i miei ricordi. Invano: la prossima volta che li evocherò una buona parte di essi sarà congelata.


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Costruisco i miei ricordi col mio presente. Il passato tento invano di raggiungerlo: non posso sfuggire a me stesso.


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Insomma, mi ero immaginato che in certi momenti la mia vita avrebbe potuto assumere un'essenza rara e preziosa. Non c'era bisogno di circostanze straordinarie: chiedevo soltanto un po' di rigore.


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Ho saputo di improvviso, senza ragione apparente, d'aver mentito a me stesso per 10 anni.


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Tra poco partirò per un altro paese. Non ritroverò mai più né questa donna non è questa notte.


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Ecco che cosa ho pensato: affinché l'avvenimento più comune diventa un'avventura e necessario e sufficiente che ci si metta a raccontarlo.


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Ma bisogna scegliere: o vivere o raccontare.


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Avrei voluto che i momenti della mia vita si susseguissero e si ordinassero come quelli di una vita che si rievoca. Sarebbe come tentare d'acchiappare il tempo per la coda.


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Le vere signore non sanno i prezzi della roba


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Ho percorso la quieta via Bressan.


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Forse questo sentimento d'avventura e la cosa cui tengo di più al mondo.


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Non ho un così gran concetto delle ricerche storiche da perdere il mio tempo con un morto al quale, se fosse in vita, non mi degnerei di stringere la mano.


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Si attacca fortemente a tutto, ma se ne distacca facilmente.


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Tutto quello che so della mia vita mi sembra d'averlo appreso dai libri.


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Il palazzo di Benares, la terrazza del re Lebbroso, tempî di Giava con le loro grandi gradinate rotte, si sono riflettuti per un istante nei miei occhi, ma sono rimasti laggiù, sul posto.


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È tornato il silenzio: ma non è più lo stesso silenzio.


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Leggono, guardano il cielo della finestra. Per loro... è un'altra cosa. Sono invecchiati in un altro modo. Vivono in mezzo le cose ereditate, ai regali, ed ogni mobile per loro è un ricordo. Pendole, medaglie, ritratti, conchiglie, fermacarte, paraventi, scialli. Hanno armadi pieni di bottiglie, di stoffe, di vecchi vestiti, di giornali, hanno conservato tutto. Il passato è un lusso da proprietari.
E io dove potrai conservare il mio? Non ci si può mettere il passato in tasca; bisogna avere una casa per sistemarvelo. Io non possiedo che il mio corpo; un uomo completamente solo, col suo corpo soltanto, non può fermare i ricordi, gli passano attraverso. Non dovrei lagnarmi: il mio solo desiderio è stato ad esser libero.


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Le famiglie stanno nelle loro case, in mezzo ai loro ricordi. E noi, eccoci qua, due relitti senza memoria.


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Poi, verso i quaranta, battezzano le loro piccole ostinazioni e qualche proverbio col nome di esperienza, e cominciano a fare i distributori automatici.


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con un'intelligenza che gli s'intorbida, e un corpo che si sfascia.


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La nebbia aveva invaso la stanza: non la nebbia vera, che si era dissipata da tempo: l'altra, quella che riempiva ancora le strade, e che usciva dei muri, dal selciato. Una specie di inconsistenza delle cose.


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Ma... come dire? Di solito, tozzi e pesanti, insieme con la stufa, le lampade verdi, i finestroni, le scale a piuoli, essi arginano l'avvenire. Finché si resta tra queste mura, tutto ciò che dovrà capitare capiterà a sinistra o a destra della stufa. Se san Dionigi in persona volesse entrare qui dentro, reggendo la testa fra le mani, dovrebbe entrare da destra, e camminare tra gli scaffali consacrati alla letteratura francese e la tavola riservata alle lettrici. E se non toccasse terra, se si liberasse a 20 cm dal suolo, il suo collo sanguinante arriverebbe esattamente all'altezza del terzo scaffale. Così questi oggetti servono almeno a fissare i limiti del verosimile.


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Immagino sia per pigrizia che il mondo si rassomiglia tutti giorni. Oggi aveva l'aria di voler cambiare. E allora tutto, tutto poteva succedere.


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Fintanto che potrò fissare gli oggetti, non accadrà niente. Ne guardavo più che potevo, il selciato, le case, i fanali a gas; i miei occhi andavano rapidamente dagli uni agli altri per coglierli di sorpresa e arrestarli nel mezzo della loro trasformazione.


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Per sessant'anni, senza interruzione, egli aveva usato del diritto di esistere.


Pagina 123 - 2019
Un diritto non è che l'altro aspetto di un dovere.


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Diceva: "Com'è più semplice e più difficile fare il proprio dovere".


Pagina 124 - 2019
Tutte le cose che sono invisibili ai giovani, lui la vedeva.


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Per unicorno amento, la più bella conquista dell'umanità: il mazzo dei Diritti dell'Uomo del Cittadino. Senza sottintesi, ammiravo il regno umano.


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Più volte ho affermato che il comando non è un diritto dell'élite: è il suo principale dovere.


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Ho gettato attorno a uno sguardo ansioso: presente, niente altro che presente. Mobili leggeri e solidi, incapsulati nel loro presente, un tavolo, un letto, un armadio a specchio, - me stesso. La vera natura del presente si svelava: era ciò che esiste, e tutto quel che non avevo presente, non esisteva. Il passato non esisteva.


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Il mio pensiero sono io: ecco perché non posso fermarmi. Esisto perché penso... E non posso impedirmi di pensare. In questo momento stesso - è spaventoso - se esisto e perché orrore di esistere.


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Perché? Be', perché non ho più ragione per non farlo.


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Sono, esisto, penso dunque sono; sono perché penso, e perché penso?


Pagina 146 - 2019
le cose esistono le une contro le altre


Pagina 147 - 2019
sono un ignobile individuo dalla carne tormentata


Pagina 152 - 2019
Io non ho guai, vivo di rendita, ma non superiori, non ho moglie né figliuoli; esisto, nient'altro. Ed è così vago, così metafisico questo guaio, che me ne vergogno.


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Adesso starei abbastanza vecchio per commuovermi sulla giovinezza degli altri.


Pagina 158 - 2019
Pensa che la vecchiaia è saggia, e che la giovinezza è bella


Pagina 160 - 2019
L'amore è una grande cosa poetica che non bisogna sgomentare


Pagina 162 - 2019
Il suo amore per gli uomini e ingenua e barbaro: è un umanitario di provincia.


Pagina 165 - 2019
Non si potrebbe dire che il vero mistero della messa sia la comunione tra gli uomini?


Pagina 179 - March 2020
Le cose si sono disfatta dei loro nomi.


Pagina 183 - March 2020
In un altro mondo, e circoli, le arie musicali conservano le loro linee pure e rigide. Ma l'esistenza è un cedimento.


Pagina 184 - March 2020
Mi dibatto contro le parole


Pagina 191 - March 2020
Ogni esistenza nasce senza ragione, si protrae per debolezza e muore per combinazione. Mi sono lasciato andare all'indietro e ho chiuso gli occhi.


Pagina 194 - March 2020
Il mio treno parte tra 20 minuti. Il grammofono. Forte impressione da ventura.


Pagina 201 - March 2020
Anny sa ascoltare molto bene, ma solo quando vuole.


Pagina 203 - March 2020
L'albergo si fermava sempre alla tua porta. La tua stanza era un'altra cosa...


Pagina 205 - March 2020
Anny non cambia affatto espressione; cambia viso; come gli attori antichi cambiavano maschera: di colpo. E ciascuna di queste maschere e destinata a creare l'atmosfera, a dare il tono di ciò che seguirà.


Pagina 206 - March 2020
Lo sai, mettersi ad amare qualcuno, è un'impresa. Bisogna avere un'energia, una generosità, un accecamento... C'è perfino un momento, al principio, in cui bisogna saltare un precipizio: se si riflette non lo si fa. Io so che non salterò mai più.


Pagina 216 - March 2020
Io vivo nel passato. Riprendo tutto quello che m'è capitato e l'aggiusto.


Pagina 222 - March 2020
Sono libero: non mi resta più alcuna ragione di vivere, tutte quelle che ho tentato hanno ceduto e non posso più immaginarne altre. Sono ancora abbastanza giovane, ho abbastanza forza per ricominciare. Ma che cosa bisogna ricominciare?


Pagina 222 - March 2020
Tutta la mia vita è dietro di me. La vedo tutta intera, vedo la sua forma e sui lenti movimenti che m'hanno condotto fin qui. C'è poco da dirne: è una partita perduta, ecco tutto.


Pagina 245 - March 2020
E dire che vi sono imbecilli che attingono consolazione nelle arti! Come mia zia Bigeois: "i Preludi di Chopin mi sono state di tale conforto alla morte del tuo povero zio!". E le sale da concerto rigurgitano d'umiliati ed offesi, che, con gli occhi chiusi, cercano di trasformare i loro pallidi volti in antenne riceventi. Si figurano che i suoni captati scorrano in loro, dolci e nutrienti e che le loro sofferenze divengano musica, come quelle del giovane Werther, credono che la bellezza sia loro pietosa. Coglioni!


Pagina 246 - March 2020
Pensieri su Anny, sulla mia vita sprecata. E poi, più sotto ancora, la Nausea


Pagina 247 - March 2020
Potrebbe perfino essere un apologo: c'era un povero diavolo che si era sbagliato di mondo. Esisteva, come gli altri, nel mondo dei giardini pubblici, delle bettole, delle città commerciali e voleva persuadersi che vive altrove, dietro la tela dei quadri, con i dogi del Tintoretto, con i gravi fiorentini di Gozzoli, dietro le pagine dei libri, con Fabrizio Del Dongo e Julien Sorel, dietro i dischi fonografici, con i lunghi lamenti secchi del jazz. E poi, dopo aver fatto ben bene l'imbecille, a capito, aperto gli occhi, e ho visto che c'era stato uno sbaglio: era in una bettola, per l'appunto, davanti a un bicchiere di birra tiepida. Rimasto accasciato sul sedile , Ed ha pensato: sono un'imbecille.