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Francesco Guccini - Le cose più belle

di Annalisa Corradi



Ricordare è un modo di mantenersi vivi.


Quando scrivo sono del tutto ingenuo.


La metrica è un modo per amplificare la parola, per precisarne il significato.


In tutte le mie canzoni, testo e musica nascono insieme.


La gioia di vivere non è mai così gioiosa...


Non sono un innovatore, ascolto poca musica e leggo molti libri [...]


A volte mi chiedo come Auschwitz, canzone scritta nel 1964, piaccia ancora così tanto e appaia sempre attuale. Il merito non è mio, ma degli "sponsor" del brano, cioè i razzisti e gli imbecilli che a quanto pare tornano periodicamente alla ribalta.


Come diceva Borges, ogni genio inventa i suoi predecessori.


Non mi sento un cantastorie, anche se è romantico dirlo. Il cantastorie è qualcosa di diverso. Il cantastorie adoperava tutti i mezzi che sarebbero diventati comuni desso. Aveva sempre un occhio attento al mercato, non offendeva mai il potere.


La parola è come un sistema atomico, ha al suo centro un significato di base, ma attorno ne ruotano infiniti altri: è grazie a questi significati che si può fare poesia.


Io sono innamorato delle parole!


Non basta conoscere molte parole, bisogna conoscere anche molti significati. [Nel senso che ogni parola può significare più cose e bisogna stare attenti a come le si usa, oltre che bisogna saper leggere tra le righe.]


Leggo molto di più di quanto ascolti musica. In più, per un fatto generazionale, se faccio un cosa non posso farne un'altra, se leggo non ascolto musica e viceversa.
Ho una figlia di vent'anni che riesce a leggere, ascoltare musica, fare ginnastica acrobatica e guardare la televisione. E' una mutazione genetica.


Umberto Eco dice che sei un buon scrittore se hai due aggettivi e ne usi uno.


Avremmo bisogno di diverse vite per riuscire a fare tutto quello che ci piacerebbe fare, ma ne abbiamo una soltanto: le altre vite si possono trovare magari leggendo, cercando di impadronirsi di vite altrui.


Rimasi in quel vecchio e bellissimo mulino per i primi cinque anni della mia vita, ricevendo l'imprinting pavanese di cui parlo spesso. Lì imparai a parlare, mangiare, camminare, osservare, ridere, piangere, desiderare.


Io amo molto dire che ho un anno di più prima che scatti, così quando arriva non me ne accorgo neanche. Ma io credo che ai cinquanta scoppierò un casino.


L'America era meglio immaginarla che vederla.


Io il Sessantotto l'ho fatto nel '67, poi basta.


Isaia dice questo: "Risposte non ne ho, ma l'importante è che voi torniate a domandare, insistere, chiedere."


L'anelito a cercare dev'essere fine a se stesso e basta! Deve bastare, perché se no non c'è soluzione. Voglio dire che altrimenti uno si affloscia, dice "Chissenegrefa! Basta, tanto..." Invece no, deve andare avanti, sforzarsi, continuare a domandarsi, continuare a leggere, continuare ad avere degli interessi di un certo tipo, altrimenti è finita.


Io non sono un cantautore politico, semmai canto all'ombra delle mie idee.


Calma e sangue freddo, ora abbiamo un problema: impedire alla cultura di Berlusconi di tornare a governare la cosa pubblica.


Mussolini spingeva molto per far piantare gli abeti perché sperava che l'abete, abbassando la temperatura anche se di pochi gradi, rendessi l'italiano e in particolare quello meridionale più nordico, più tedesco.


Io non sono credente, ma nasciamo cattolici e non capisco perché uno debba andare a cercare la sua spiritualità nel buddismo, che è un altro mondo, siamo lontani come il giorno e la notte; la quiete del Tibet... Come una volta mi facevano ridere i punk bolognesi che poi andavano a casa a mangiare le tagliatelle della nonna.


[...] il fenomeno degli "atei devoti".


Quasi dimenticavo che, se la Chiesa è durata tanto, alla fine, è perché sono bravi.


"Sentinella, a che punto è la notte?"


Anche se temo moltissimo il giudizio di Berselli non posso continuare a tenermi dentro quest'altro, terribile segreto: sono anche ebreo. Guccini viene dallo yiddish "Guk-shahn", che vuol dure "ubriacone depravato". Ecco, ora ho detto tutto.


Distinguo bene la mia immagine pubblica da ciò che sono in privato. Sono un attore sul palco e nelle interviste, ma dopo, svestiti gli abiti di scena, ovvero, quei logori jeans e quella orrenda camicia rossa, mi ricompongo, vestendomi, tra l'altro, con i capi degli stilisti più in voga e più glamour del momento...